Alla fine dell’anno è un rito perdersi nelle liste degli avvenimenti che lo hanno caratterizzato. Qui per esempio potete trovare la lista delle 10 migliori scoperte scientifiche del 2013 secondo la rivista Science e qui, per par condicio, ecco anche la lista dei 10 migliori scienziati secondo la rivista Nature. Ma anche le bufale legate alla scienza reclamano la loro parte: ecco cinque delle “migliori”.
La stangata di Science agli editori predoni
Tra gennaio e agosto 2013 il biologo e giornalista scientifico John Bohannon ha inviato sotto mentite spoglie uno studio scientifico fasullo a oltre 304 riviste open access. Gli indizi della bufala erano eclatanti, a partire dagli istituti affiliati ai supposti autori, totalmente inesistenti. Eppure ben 157 riviste hanno accettato lo studio, con buona pace del meccanismo di peer-review, che dovrebbe garantire la pubblicazione solo a materiale adeguatamente rivisto da professionisti del settore. Il giornalista ha pubblicato i dettagli della stangata a ottobre sulla rivista Science. Non si trattava, almeno nelle intenzioni, di mettere sotto attacco l’open access, ma di denunciare come molti editori, anche blasonati, siano pronti ad accettare e pubblicare qualunque lavoro mirando esclusivamente a incassare la quota dell’autore. In seguito alle rivelazioni della stangata la Open Access Scholarly Publishers Association ha espulso due degli editori affiliati e dato a un terzo sei mesi di tempo per adeguare le proprie pratiche di pubblicazione.
Shark Week: il Megalodon è vivo! (e il complotto delle sirene)
Ogni estate negli USA su Discovery Channel è attesissima la Shark Week: per una settimana il network è inondato di “documentari” sugli squali. Purtroppo il rigore scientifico quando si parla di questi predatori tende a essere dimenticato in favore del sensazionalismo, ma quest’anno Discovery ha davvero esagerato. Ad Agosto la settimana è cominciata con Megalodon: The Monster Shark Lives, che presentava schiaccianti prove di un recente attacco da parte di un esemplare di Megalodon, un genere di squalo estinto simile allo squalo bianco ma che poteva raggiungere comodamente i 15 metri.
Il filmato è girato come un moderno documentario ma si tratta in realtà di una docufiction e quindi, come anche confermato da una scritta visibile per circa circa tre secondi all’inizio e alla fine, i fatti narrati non sono reali. Il problema è che pochi secondi di disclaimer potrebbero sfuggire durante uno show che, con le pubblicità, arriva a quasi a due ore, e molte persone hanno pensato che gli attori fossero veri scienziati. Lo stesso è accaduto di recente in Italia con un altro prodotto Discovery, Sirene: le ultime verità, seguito di Sirene: il mistero svelato, docufiction mascherata da documentario che la deputata Tatiana Basilio del Movimento Cinque Stelle sembrava aver preso piuttosto seriamente…
Ma le bufale, spesso, pagano: nonostante le montagne di critiche l’episodio sul Megalodon è stato il più visto nella storia della Shark Week. Qui di seguito il divertente commento di John Oliver al Daily Show.
Emisfero destro vs emisfero sinistro
Anche se è vero che i due emisferi cerebrali sono strutturalmente e funzionalmente diversi, gli scienziati non hanno mai creduto che quelli più portati al ragionamento intuitivo avessero l’emisfero destro dominante, mentre quelli più abili nel ragionamento analitico fossero controllati dall’emisfero sinistro, eppure ormai questo mito è diffusissimo. La bufala è stata definitivamente smantellata ad agosto, quando è uscito su Plos One uno studio basato sulla risonanza magnetica e condotto su oltre 1000 soggetti che ha stabilito con chiarezza come il cervello umano sia sì lateralizzato, ma non esistano individui che utilizzano di più la parte destra rispetto quella sinistra, e viceversa. Il giochino che imperversava sulle nostre bacheche poco tempo fa e che permetterebbe di stabilire quale dei nostri emisferi cerebrali sia dominante è quindi un perfetto prodotto di quella che Richard Feynman chiamava cargo cult science, cioè di quello che sembra scienza ma in realtà ne è solo una scimmiottatura, e infatti non funziona.
Gli Ogm ci uccideranno tutti
A novembre 2012 la rivista Food and Chemical Toxycology pubblica uno studio di Gilles-Eric Séralini secondo il quale il mais Ogm della perfida Monsanto causerebbe il cancro nei ratti. Per i vari movimenti anti-Ogm è una vera manna dal cielo, visto che non esisteva alcuna prova che gli Ogm fossero meno sicuri per l’alimentazione, con buona per la famigerata fragola-pesce. Lo studio è stato però rapidamente demolito dai colleghi, che ad esempio hanno evidenziato come i ratti scelti fossero degli Sprague-Dawley, una razza nota per sviluppare spontaneamente tumori, e che il campione era ridicolmente basso, con solo dieci animali per ognuno dei sei gruppi osservati, mentre per uno studio di questo tipo ne sono previsti almeno il doppio. Séralini, molto più noto come attivista che come accademico, aveva inoltre fatto firmare ai giornalisti intervenuti alla conferenza stampa della presentazione dello studio un accordo che li impegnava a non contattare altri ricercatori per commentarlo. Dopo mesi di polemiche e il rifiuto di Séralini di ritirare la pubblicazione, la rivista questo novembre ha finalmente deciso di ritrattarla definendo inconclusivi i risultati presentati.
Ma la frittata, rigorosamente ogm free, era già fatta: anche in Italia a luglio lo studio è stato citato in una mozione in Parlamento a supporto del principio di precauzione riguardo alla diffusione degli Ogm nella nostra agricoltura.
Sequenziato il genoma del Bigfoot
Un nuovo ominino, Homo sapiens cognatus, corrispondente al leggendario Bigfoot, si aggira per il Nord America, e questa volta non avremmo filmati tremolanti a confermarlo ma delle vere e proprie analisi genetiche. Questo quello che Melba S. Ketchum e collaboratori affermavano lo scorso febbraio sul “prestigiosissimo” De Novo Journal. Peccato che la rivista sia stata appositamente creata per l’occasione, e infatti nient’altro è stato pubblicato da allora. Naturalmente lo “studio” non dimostra la minima traccia di peer-review e nella bibliografia elenca addirittura un paper pubblicato nel 2004 che era dichiaratamente un pesce d’aprile. La Ketchum però non demorde e difende a spada tratta la scientificità dei suo lavoro, paragonandosi (come è prassi nel fenotipo) al povero Galileo.
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