Con uno smartphone e il filtro giusto, oggi è facile risultare fotogenici. Ma è sufficiente per essere notati? Quali sono le caratteristiche di una foto che fanno sì che un viso ci colpisca, e rimanga impresso nella nostra memoria? È la domanda che si sono posti i ricercatori del Computer Sciences and Artificial Intelligence Laboratory dell’MIT. La loro risposta? Ovviamente un algoritmo, capace di trasformare automaticamente le nostre foto in immagini “memorabili”, che verranno ricordate a lungo da chi le osserva.
Il software, presentato durante l’International Conference on Computer Vision di Sydney, è basato su una serie di lavori precedenti, che dimostrano come tutti tendiamo a ricordare più o meno le stesse facce. Solitamente il trucco sta nell’esagerare i tratti più distintivi di un viso, rendendolo in qualche modo caricaturale, ma anche più facile da ricordare. Lo scopo che si erano dati i ricercatori però era quello di introdurre nelle foto cambiamenti abbastanza lievi da renderle praticamente identiche all’originale, e hanno quindi dovuto studiare un modo per rendere i ritocchi efficaci, ma meno invasivi possibile.
Per sviluppare il loro algoritmo hanno utilizzato 2.222 foto di facce, ad ognuna delle quali è stato assegnato un valore di “memorabilità” da un gruppo di volontari. Utilizzando queste immagini, hanno istruito il loro programma a riconoscere gli elementi che rendono un viso più riconoscibile, chiedendogli poi di utilizzare queste informazioni per modificare le facce il meno possibile.
Hanno così scoperto che non è un unico fattore a rendere un viso interessante, e quindi riconoscibile, ma molteplici piccole caratteristiche. “Essenzialmente, il nostro approccio data-driven è capace di identificare i piccoli elementi di una faccia che influenzano la possibilità che venga ricordata, e di utilizzare queste informazioni per modificare altre facce”, spiegano i ricercatori nello studio. Per verificare l’efficacia del programma, lo hanno quindi sperimentato, mostrando ad un gruppo di volontari delle immagini modificate per essere più o meno memorabili, e verificando poi quali ricordassero meglio. Risultato: una percentuale di successo del 74%.
Secondo i ricercatori del Mit, il loro programma si presterà ora a molte applicazioni interessanti nella “computer vision” e nella grafica, come lo sviluppo di materiali di supporto per aiutare l’apprendimento, applicazioni di foto editing per i social network, e strumenti per la pubblicità.
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