I filosofi per ricostruire la fiducia nelle banche

Sigfrido Maina Non categorizzato 0 Comments

Ricostruire la fiducia nelle banche? Un compito da filosofi. È la tesi su cui lavorerà a partire da quest’anno un gruppo di ricerca delle università di Cambridge e Groningen. Il progetto si chiama Trusting Banks ed è coordinato dai professori Alex Oliver e Boudewijn De Bruin, docenti di logica e metafisica e di etica finanziaria. «Lo scopo è sviluppare concetti di fiducia e affidabilità che siano adeguati al mondo della finanza, in modo da poterli applicare a casi concreti», spiega a Wired.it il professor de Bruin da Groningen.

L’obiettivo non è dei più semplici, soprattutto se si guardano alcuni sondaggi recenti. Le banche sono le imprese ritenute meno affidabili a livello globale, come mostrano le rilevazioni dell’Edelman Trust Barometer 2013. Stessa situazione anche in Italia, con solo un quarto degli italiani disposto a dare fiducia a istituti di credito e ai servizi finanziari. «La sfiducia è reciproca», osserva De Bruin. «Cittadini e imprese non si fidano delle banche e le banche non si fidano di cittadini e imprese. Con un effetto devastante su tutta l’economia. Le imprese fanno fatica a ottenere prestiti e i cittadini ad aprire mutui. I costi sociali di un sistema in cui regna la sfiducia sono altissimi».

Come uscirne? L’equipe di filosofi lavorerà per quattro anni su questo tema, servendosi di studi di etica applicata e epistemologia. Lo scopo di Trusting banks è analizzare quali sono le motivazioni, le competenze e i doveri che devono avere le banche per essere considerate affidabili e comprendere in che modo i cittadini possono assicurarsi che le banche soddisfino questi requisiti.

«Prendiamo i doveri – spiega de Bruin – le banche hanno il dovere della fiducia. Se non si fidano, non svolgono appropriatamente il loro ruolo, se non danno credito ai cittadini che lo meritano». Dall’altra parte i cittadini faticano a fidarsi anche perché spesso i prodotti finanziari sono di difficile comprensione per un non esperto del settore. «Non è molto diverso dalla medicina. Molti pazienti non comprendono fino in fondo le cure cui vengono sottoposti, anche se sono necessarie», osserva il filosofo. «Ma i prodotti finanziari complessi saranno necessari ai cittadini per uscire dalla prossima crisi. Se fossero messi al bando si rischierebbe di buttare il bambino con l’acqua sporca». La via suggerita è quella di una maggiore educazione finanziaria dei cittadini, una vera e propria alfabetizzazione in campo economico.

Oltre al professor Oliver da Cambridge e de Bruin da Groningen, le ricerche saranno portate avanti dai dottorandi Anthony Booth e Marco Meyer. Al momento sono liberi altri due posti per ricercatori (qui tutte le istruzioni per la candidatura). Il progetto è finanziato dal Nwo, l’organizzazione per la ricerca scientifica olandese (come il nostro Cnr), con la collaborazione dell’autorità olandese sui mercati finanziari (l’equivalente della Consob). «Svilupperemo strumenti che possano aiutare i cittadini a comprendere meglio la finanza – continua de Bruin – L’obiettivo è che i consumatori diano fiducia solo alle istituzioni realmente affidabili. Allo stesso tempo svilupperemo materiali per banchieri, come programmi di etica, per esempio. Sappiamo già che questi diventeranno obbligatori secondo il diritto finanziario olandesi per tutti i direttori e manager. Abbiamo già visto i primi risultati nelle nostre consulenze per diverse banche, compagnie di assicurazioni o grandi studi di commercialisti».

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