Youth Guarantee: il piano EU per la disoccupazione giovanile

Sigfrido Maina Non categorizzato 0 Comments

 

 (foto Corbis) A un certo punto, soprattutto nella fase iniziale del suo governo, Enrico Letta ne ha fatto una bandiera della propria azione. Poi le fibrillazioni, le continue crisi interne, l’assurdo tira e molla sull’Imu e ora la legge elettorale hanno offuscato il provvedimento. La European Youth Guarantee è un nuovo meccanismo contro la disoccupazione giovanile, un dramma che tocca 5,7 milioni di giovani nel Vecchio Continente. L’ultimo allarme è arrivato da Christine Lagarde, direttore del Fondo monetario internazionale: “Mi preoccupa che quasi un quarto dei giovani europei under 25 non riesca a trovare un lavoro – ha detto – in Italia e Portogallo più di un terzo dei giovani sotto i 25 anni è disoccupato. E in Spagna e Grecia sono più della metà”.

Un meccanismo piuttosto ambizioso. Prevede infatti che tutti i giovani europei sotto i 25 anni debbano ricevere un’offerta di lavoro (apprendistato, tirocinio, impiego o altra fase formativa) entro quattro mesi dalla fine degli studi o, se già lavoravano, dall’inizio del periodo di disoccupazione. Tutti, a prescindere dall’iscrizione o meno ai centri per l’impiego, che in Italia non impiegano più nessuno (appena il 3% di chi si iscrive) a parte chi ci lavora.

La strategia generale, approvata lo scorso 22 aprile sotto forma di raccomandazione del Consiglio Ue, prevede che ciascuno dei 28 Paesi disegni un proprio Piano nazionale per l’attuazione col supporto della Commissione, da cui dovrà anche arrivare il via libera definitivo. Questo perché ogni membro dell’Unione ha al suo interno un sistema diverso di rapporti fra mondo del lavoro, della formazione, dei sindacati, della Pa e di tutti gli altri enti che si muovono nel settore, come i centri per l’orientamento. L’Italia si è mossa con il decreto legge 76/2013 (quello che rinviava l’aumento dell’Iva al 22%, scattato poi a ottobre) costituendo una “struttura di missione” composta da vari ministeri fra cui quello del Lavoro, dell’Università, dello Sviluppo economico con Inps, dipartimento della Gioventù, Regioni e Province, Province autonome e Camere di Commercio.

Bruxelles ha dato l’ok all’Italia, nel dettaglio al piano Garanzia dei giovani, poche settimane fa. Era appunto l’autorizzazione necessaria ad avviare le procedure amministrative per l’erogazione dei fondi europei. Di quanto si parla? L’Ue, nel periodo 2014-202, integrerà la spesa nazionale per questi meccanismi con 8 miliardi di euro pescati dal Fondo sociale europeo, 6 dei quali spendibili subito, i restanti nel prossimo quinquennio. Cifra destinata a essere ripartita fra i 28 Paesi. All’Italia arriveranno 567 milioni di euro specificamente per la Youth Employment Initiative e altri 567 dal Fse. Circa il 60% della torta. Il restante 40% ce lo metterà lo Stato con 379 milioni. Totale: 1 miliardo 513 milioni di euro base, ai quali si potranno aggiungere ulteriori finanziamenti nazionali. Ma la piattaforma su cui contare per oliare e far funzionare la Youth Guarantee all’italiana si muove su quella cifra.

Nello specifico, la Garanzia dei giovani predisposta dal Governo Letta riguarderà ragazzi e ragazze fra i 14 e i 24 anni. Ma prevede anche che, a sei mesi dall’inizio del programma, il sistema possa allargarsi alla fascia 25-29 anni. Entro quattro mesi dalla fine degli studi o dalla disoccupazione bisognerà registrarsi al programma, quindi c’è comunque bisogno di un passaggio attivo da parte del beneficiario, seguito da un colloquio. La priorità andrà a chi si registrerà come inoccupato o disoccupato – la preoccupazione delle istituzioni Ue si rivolge in particolare ai cosiddetti Neet, i giovani che non lavorano né studiano, in Italia sono oltre due milioni – poi tutti gli altri. Dopo il percorso, l’autovalutazione, il Cv e tutto il resto dovrebbe essere offerto un finanziamento diretto sottoforma di bonus o voucher o altra formula che appunto sostenga i ragazzi in uno dei canali possibili: lavoro dipendente, apprendistato, stage, servizio civile, formazione specifica o avviamento a un impiego autonomo (startup?).

I canali di contatto saranno il portale Cliclavoro, il sito www.garanziaperigiovani.it (ancora in fase di realizzazione così come spot e grafiche, il contest su Zooppa si è chiuso il 29 gennaio), i portali regionali, i servizi per l’impiego e altri sportelli ad hoc che potrebbero essere aperti nelle scuole e negli atenei italiani.

A livello europeo, secondo una stima Oil, costruire la European Youth Guarantee – che come si è visto in sostanza è una riforma dei Centri per l’impiego, ecco il motivo del coinvolgimento degli enti locali – costerà circa 21 miliardi di euro all’anno, lo 0,22% del Pil. Tuttavia dovrebbe attutire i danni provocati dalla crisi e dalla disoccupazione giovanile che, nello stesso periodo, costerebbe 153 miliardi di euro (1,21% del Pil) quanto a sussidi o mancate imposte.

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