Parto subito con un doveroso chiarimento: questa non è una prova tecnica di uno o più dispositivi, è solo l’esperienza di una persona che si è trovata per caso, anzi per sfortuna, a dover sostituire un iPhone 5 con un Samsung Galaxy S4 da un giorno all’altro. Per poi tornare al modello originario. La sfortuna non sta, ovviamente, nell’avere avuto per le mani due fra i più avanzati – il 5S differisce di poco dal predecessore – modelli sul mercato ma nell’essere stata costretta a traghettare la mia Sim da una parte all’altra con tutti le conseguenti scocciature. Essere obbligati a compiere certe azioni, o nel caso dell’S4 a utilizzare per la prima volta un dispositivo diverso, porta alla luce caratteristiche che forse nelle sicuramente più dettagliate recensioni tecniche trovano meno spazio. Questa è una sorta di prova di vita vissuta, diciamo, da parte di un’utilizzatrice abbastanza avvezza a oggetti di questo genere.
Partiamo dall’origine di tutto questo: il problema del mio iPhone. Da un giorno all’altro non ha letto più la Sim. Ho provato di tutto, chi mi ha incontrato quel giorno lo sa: spegni, riaccendi, resetta, ripristina, togli la scheda e soffiaci sopra. Niente, morto da un momento all’altro. Il che è assurdo per un oggetto che costa quasi come uno stipendio. Mi sono recata all’Apple Store, su appuntamento, e dopo aver rifatto tutti i tentativi del caso il commesso ha sentenziato: “È da sostituire”. Perché negli Apple Store la frase “è rotto” non la possono pronunciare. Sfortuna mia, la copertura con la Mela era scaduta da una settimana e sono stata rimandata all’operatore con cui ho acquistato il telefono. Mi sono recata al centro assistenza, vi lascio immaginare il piacere di fare tutti questi spostamenti sotto Natale, e ho lasciato l’iPhone con la speranza di rivederlo (non prima di) due settimane dopo. Una cosa su questo passaggio: prima di consegnare il pargolo bisogna assolutamente disattivare la funzione Trova il mio iPhone, e fare il backup ma è quasi inutile dirlo (non solo perché lo sanno tutti, ma anche per come finirà questa appassionante storiella).
Ho inserito a questo punto la Sim nel Galaxy S4 che avevo la fortuna di avere a casa. La (nano) schedina avrebbe richiesto un adattatore, ma si riesce a far aderire bene il chip al (micro) lettore se ne può fare a meno. Non vi assicuro niente, ma io ho fatto così. La rubrica è ovviamente rimasta sul mio iPhone e, per fortuna, accessibile dal mio Mac. Diciamo che per un paio di settimane ho fatto molte meno telefonate, il che non è per forza negativo, e risposto con un pronto interrogativo a tutti quelli che mi telefonavano, niente di grave anche in questo caso. Scomodo anche il non poter accedere all’archivio degli sms, che mi sono resa conto essere diventati uno dei tanti archivi di informazioni e indirizzi vari, ma una volta attivati gli account Facebook, Twitter, Whatsapp e di posta elettronica a livello di contenuti i due dispositivi si equivalgono.
Sono anni che chiedo a gran voce un iPhone con una diagonale più ampia: mi sono ricreduta. Le dimensione eccessiva mi ha portato a digitare meno e ho trovato anche scomodo il rapporto fra la diagonale e i tasti, sorprendentemente più piccoli di quelli del melafonino. Sicuramente ha inciso l’abitudine, ma adesso sono assolutamente d’accordo con il bisogno tanto sostenuto da Steve Jobs di arrivare con il pollice all’angolo opposto dello schermo: è quella la misura perfetta. Sulla batteria non c’è storia. L’S4 è arrivato a concedermi fino a una giornata intera di utilizzo inteso. Non intenso quanto l’iPhone, per la maneggevolezza di cui parlavo, ma abbastanza per potermi ritenere molto soddisfatta. Apple deve lavorarci e di corsa, o non si potranno più definire dispositivi mobili.
Dell’S4 mi ha letteralmente mandato fuori di testa la facilità con cui attiva funzioni automamente se solo si sfiorano i sensori presenti nella parte bassa. L’utilizzo del navigatore è l’esempio più eclatante: sei lì che stai pendendo dalle labbra di Google Maps e lui di colpo cambia pagina (solo) perché hai cambiato leggermente l’impugnatura. La fotocamera mi ha deluso, soprattutto andando a zoomare sui particolari. In quei giorni erano le palline dell’albero di Natale. Ho trovato meno fruibile anche l’app Twitter per Android, rispetto a quella per iOs. Ho trovato poco intuitivo il posizionamento di alcune funzioni, ‘attiva il roaming’ su tutte, ma in questo caso credo di tratti praticamente solo di abitudine.
Lo scherzetto finale me l’ha fatto l’iPhone, quando ne sono tornata in possesso dopo le due canoniche settimane. L’ho collegato al Mac per attivare il backup e per qualche strana ragione è andato a pescare nel lontano 2012. Ho fatto qualche tentativo ma mi sono dovuta rassegnare. Mi sono trovata con la schermata di due anni fa, app orrendamente raggruppate e in molti casi inutili, e con buona parte dei contenuti persi. Per fortuna le foto vanno sempre automaticamente su Dropbox, grazie all’app del servizio, in presenza di una rete wi-fi e lì le ho ritrovate. In generale, un’ulteriore perdita di tempo per sistemare tutto di cui avrei fatto volentieri a meno. Sarò sincera, però, tornare al melafonino è stato un sollievo e ho ricominciato a digitare come se non ci fosse un domani.
Ripeto: non ho avuto alcun approccio tecnico. Non ho la presunzione di aver dato indicazioni specifiche. Tutto quello che ho raccontato è accaduto di fretta, mentre lavoravo, guidavo e compravo i regali. E, questo sì, sono convinta che sia la situazione ottimale in cui giudicare davvero bontà e usabilità di un prodotto.
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