La bufala del viaggiatore nel tempo

Sigfrido Maina Senza categoria 0 Comments

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Ricordate John Titor? Correva l’anno 2000 quando in alcuni forum cominciarono circolare strane storie di un viaggiatore nel tempo. Il crononauta, il soldato John Titor appunto, affermava di provenire dal 2036 e di essere stato mandato indietro nel passato con una missione ben precisa: recuperare un calcolatore Ibm 5100. Secondo il piano originale (e nella migliore tradizione del genere), lo avrebbe dovuto recuperare direttamente dalle mani del nonno ingegnere nel 1975, anno della sua commercializzazione, ma qualcosa andò storto con la macchina del tempo, anzi con l’“unità di distorsione gravitazionale per la dislocazione temporale” (per la precisione il modello C204 fabbricato per l’esercito nel 2036 dalla General Electric e trasportata in una Chevrolette Corvette del ‘67) e il militare si trovò costretto a cercare conforto tra i nerd dell’anno 00. Dopo aver elargito la sua quota di profezie, tra cui quelle relative a una guerra civile che sarebbe dovuta cominciare in America nel 2004, nel 2001 Titor lascia l’alba del nuovo millennio e se ne ritorna nel 2036, o almeno questo è quello annuncia nel suo ultimo post datato 24 marzo. Da allora, se escludiamo gli imitatori e un certo Ethan Jensen proveniente dal 2118 che nel 2005 ci ha informato su come John sarebbe stato punito al suo ritorno per aver rivelato troppo senza permesso, di Titor la Rete non ha avuto più notizie.

Ancor prima che si arrivasse alla data delle profezie la storia del cronosoldato era letteralmente incredibile, e fin troppo carica di contraddizioni, ma non si poteva che essere affascinati dai suoi meticolosi dettagli. In particolare era ricca di elementi da cui trasparivano conoscenze scientifiche e tecnologiche notevolmente sopra la media rispetto al classico lunatico cospirazionista. Come spiega Paolo Attivissimo nella sua indagine del 2007, le descrizioni che Titor fornisce sulle peculiarità dell’Ibm 5100 sono veritiere e alcune di queste, anche se non propriamente “segrete”, non sono mai state molto pubblicizzate ed erano quindi note solo agli addetti ai lavori e ai veri appassionati. Il minicomputer in questione sarebbe inoltre necessario alla Terra del futuro perché “UNIX avrà un problema nel 2038″, un puntuale riferimento a un bug già ampiamente previsto dagli informatici, che arrivava però in momento dove il baco di portata planetario per antonomasia sulla bocca di tutti era ancora il Millennium Bug, anch’esso previsto e risolto. Ed è lo stesso Titor che ci stuzzicava in proposito prima di andarsene per sempre scrivendo “quello che mi sconcerta è perché nessuno qui si chiede come mai non siete stati colpiti dal Y2K?”.

Ora immaginiamoci che, per assurdo, Titor non fosse solo il carismatico protagonista di una bufala molto ben progettata ma un vero crononauta e, invece che nel 2000, “dislochiamolo temporalmente” al tempo attuale o pochi anni indietro. Assumiamo anche che il nostro John sia un po’ più avveduto sul rivelare i suoi piani: come faremmo ad accorgerci della sua presenza?

Un simile esperimento mentale ha impegnato negli ultimi mesi il professor Robert J. Nemiroff e la sua dottoranda Teresa Wilson (Michigan Technological University, Usa). Lasciando quasi totalmente in disparte la plausibilità dal punto di vista fisico, i due studiosi hanno invece messo a punto un ingegnoso protocollo per la ricerca di viaggiatori nel tempo nella Rete. In pratica, limitandosi alla tipologia di viaggiatori provenienti dal futuro, hanno cercato tracce di contenuto presciente, cioè informazioni su eventi futuri che al momento in cui sono state lasciate non potevano assolutamente essere note. Per il loro lavoro i due scienziati hanno deciso analizzare il periodo compreso tra gennaio 2006 a settembre 2013 e di concentrarsi in particolare su due eventi: la cometa Ison (scoperta a dicembre 2012) e l’elezione di Papa Francesco (marzo 2013). La scelta potrebbe apparire un po’ limitante, ma entrambi gli eventi sono stati giudicati non solo storicamente rilevanti, ma con pochissime possibilità di generare dei falsi positivi: difficile cercare per caso il nome di una cometa che deve ancora essere scoperta dagli astronomi.

Decisi gli argomenti, bisognava decidere dove cercare. Nonostante le aspettative, purtroppo non è stato possibile utilizzare Google poiché per quanto riguarda le query questo non tiene traccia di ogni singola ricerca ma solamente di quelle con un certo traffico, e inoltre non è risultato affidabile per limitare temporalmente la ricerca di contenuti poiché basta che una vecchia pagina web venga aggiornata per riuscire ad attraversare il filtro.

Facebook? Sembrava una strada promettente, ma purtroppo da diverso tempo è disponibile la funzione che permente di post-datare con estrema facilità ogni contenuto. Alla fine ai cacciatori di crononauti è rimasta solamente la ricerca su Twitter e, limitatamente alla cometa Ison, l’archivio delle query del motore di ricerca interno nel sito Astronomy Picture of The Day, di cui Nemiroff è editor.

Nello stesso lavoro, pubblicato al momento solo su Arxiv (quindi non peer-reviewed), i due astrofisici raccontano di aver provato anche un approccio attivo: a settembre hanno chiesto ai viaggiatori nel tempo eventualmente presenti sul  forum di Astronomy Picture of The Day di tornare indietro nel tempo almeno fino all’agosto 2013 e twittare, a seconda del caso, #ICanChangeThePast2 oppure #ICannotChangeThePast2.

Purtroppo, almeno al momento, la ricerca di contenuto presciente è stata completamente vana.

Gli autori però ci tengono a specificare che di per sé i risultati non possono dimostrare l’inesistenza di viaggiatori del tempo, e sottolineano comunque la novità dell’approccio. Anche se è improbabile che i loro sforzi vengano premiati con una vera pubblicazione, i due scienziati devono essersi senz’altro divertiti, ma forse non tanto quando Sir Stephen Hawking che, come ricordano loro stessi nell’introduzione relativa ai precedenti esperimenti, nel 2011 organizzò un party a base di Champagne per viaggiatori nel tempo.

In compenso la ricerca ha già attirato l’attenzione di Marc Abrahams, il patron dei primi IgNobel: chissà cosa riserverà il futuro…

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