Milleproroghe, Web tax rinviata di sei mesi

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Camera dei Deputati (Foto: Franco Origlia / Getty Images)

(Foto: Franco Origlia / Getty Images)

Il Milleproroghe è il calderone di fine anno con cui il Governo aggiusta le questioni urgenti e delicate. Tre anni fa era stato sfruttato per abolire il decreto Pisanu sulle connessioni pubbliche senza fili, ieri è arrivata è una presa di posizione sulla Web tax.

“Il Milleproroghe è  lo strumento adatto per accogliere l’ordine del giorno della Camera”, ha spiegato a Wired.it l’avvocato esperto di digitale Guido Scorza. Il giurista parla dell’intervento (numero 43, qui il testo) di Lorenza Bonaccorsi, Paolo Coppola, Marco Causi e Giampaolo Galli che chiede all’esecutivo di “notificare quanto prima la norma alla Commissione Ue” e a “intraprendere ogni iniziativa urgente utile a evitare che procuri un danno anche solo indiretto allo sviluppo dell’economia digitale nel nostro paese”.

E così è successo: come richiesto dall’odg, ci si è affidati al giudizio della Commissione europea: nel testo approvato dal Consiglio dei ministri, che Wired.it ha potuto visionare in anteprima, si parla dell’entrata in vigore a partire dal 1° luglio 2014 “previa verifica di compatibilità con il diritto dell’Unione europea”. Sei mesi di respiro, quindi, per ricevere le eventuali annotazioni comunitarie e muoversi di conseguenza, anche in considerazione dell’inizio del semestre europeo di presidenza italiana. Roberto Scano, presidente Iwa Italy, accoglie con soddisfazione questa possibilità: “Avevamo chiesto la proroga di un anno, ma anche sei mesi sono sufficienti per occuparsi della questione in modo adeguato”.

A rendere acceso il dibattito è stato il simbolo comune sulla bandiera di sostenitori e detrattori della norma che obbliga chi vende pubblicità online nel nostro paese a dotarsi di una partita Iva italiana: Francesco Boccia ed Edoardo Fanucci, promotore e primo firmatario della Web tax; Matteo Renzi ed Enrico Letta, contrari alla norma; e i quattro promotori dell’ordine del giorno della Camera sono del Partito Democratico. L’emendamento è stato protagonista di un tira e molla intestino fra Camera e Senato.

Ulteriori modifiche potrebbero avvenire all’interno di Destinazione Italia. Nell’attesa bisogna tenere conto di un aspetto tutt’altro che trascurabile: la Web tax non prevede alcuna sanzione per chi non rispetta l’obbligo di acquisto di sponsorizzazioni online da società proprietarie di partita Iva tricolore. Una pistola scarica perché, come spiega Scorza, “la norma non obbliga al versamento dell’Iva, ma ti dice che devi acquistare pubblicità online da un soggetto in possesso di partita Iva. Se sul mercato trovi solo soggetti europei (o americani con sede in Europa, nda) che vendono quello di cui hai bisogno, e non emettono fattura, non sei in condizione di versare la tassa. E non si può parlare di omessa contribuzione”. 

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