QCumber, crowdsourcing e Open Data per l’ambiente

Sigfrido Maina Non categorizzato 0 Comments

QCumber

L’ideatore, l’ingegnere e consulente ambientale bresciano Giuseppe Magro, lo definisce un geo-social forum. In linguaggio meno specialistico, lo si potrebbe definire un social network del monitoraggio ambientale che si basa, in parte, sui feedback degli iscritti, in parte su un’insieme di dati ricavati da enti e ricerche internazionali e tiene traccia di diversi parametri, dal livello di Pm10 nell’aria, al benzene, dal rischio idro-geologico alla presenza di odori molesti.

La registrazione è gratuita e, una volta effettuato l’accesso, chiunque può segnalare pregi e difetti di un certo territorio dal punto di vista ambientale. I post vengono geo-taggati con latitudine e longitudine, collocati su Google Maps, e divisi per colore: rosso per evidenziare le criticità, verde per bellezze naturali da valorizzare e proteggere, giallo per segnalare contenuti multimediali (video, articoli di giornale, immagini) sul tema. Le segnalazioni dei cittadini vengono poi incrociate coi dati ambientali provenienti da organismi internazionali come l’Organizzazione Mondiale per la Sanità e la Iaia, (l’International Association for Impact Assessment di cui Magro è presidente per l’Italia), e con quanto riportato da altri iscritti situati nel raggio di 5 chilometri, che possono confermare o meno l’esistenza di uno specifico disagio. Le informazioni vengono poi girate ai Comuni iscritti alla piattaforma.

Qcumber, questo il nome del sito, è online dal febbraio del 2012, anno in cui è stato anche selezionato come uno dei 100 migliori progetti al mondo alle Olimpiadi delle startup tenutesi a Londra. Anche se nel suo caso, a voler essere precisi, non si può parlare di una startup, ma piuttosto di un progetto collaterale di una società, l’Algebra Srl, di proprietà di Magro, attiva già di diversi anni. Dopo un periodo dedicato alla costruzione del network in Italia – al momento si contano qualche migliaio di iscritti (Algebra Srl non fornisce dati precisi), fra privati, associazioni e una cinquantina di Comuni, prevalentemente del Nord (Triveneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte) – ora QCumber vuole fare il salto di qualità.

Due i principali metodi per raggiungere questo traguardo: l’adozione a livello internazionale, cominciando dal Regno Unito, dove a partire dal marzo 2014 inizierà ad essere sperimentato dalle amministrazioni comunali di città importanti come Cambridge e Birmingham, e il lancio di un’applicazione per smartphone che potrebbe rappresentare un punto di svolta, dando la possibilità a chiunque di effettuare segnalazioni in mobilità e di controllare al volo lo “score” ambientale di un dato territorio. “Tutti guardano sul telefonino le previsioni del meteo, pochi quelle dello smog – spiega – l’ingegnere nucleare Giuseppe Magro – ma questo è destinato a cambiare, grazie anche a Qcumber”.

L’obiettivo è quello di fare trasparenza e quindi innescare comportamenti virtuosi da parte di chi opera sul territorio. “Le aziende – prosegue Magro – avranno, ad esempio, l’interesse nel far vedere il miglioramento delle loro performance ambientali, i sindaci potranno sapere da dove arriva il PM10 che l’ultimo mese ha colpito l’asilo, la casa di riposo”, Oppure controllare se stato abbandonato qualche rifiuto pericoloso nel parco pubblico, mandare il personale a risolvere il problema. “I Comuni – racconta ancora l’ingegnere – possono anche decidere di coinvolgere le aziende in progetti di collaborazione volontaria per il miglioramento delle condizioni ambientali in modo non conflittuale, usando Qcumber come piattaforma di dialogo. Comuni come Calcinato, Bagnolo Mella, Montichiari, Nova milanese, Mantova, Foggia, Prevalle hanno già intrapreso questo tipo di percorso e c’é interesse anche da parte di città più grandi come Firenze”.

Per i privati cittadini, le informazioni messe a disposizione da Qcumber potrebbero servire per decidere dove mettere su casa, dove mandare a scuola i figli. a seconda di dove sia migliore la qualità dell’aria e dell’ambiente.

La app dovrebbe essere lanciata entro la prossima primavera se i colloqui con possibili finanziatori, in corso al momento, andranno a buon fine, e con l’applicazione dovrebbe nascere anche una società a sé stante, dedicata solo allo sviluppo e alla promozione di QCumber. Il modello di business resterà quello attuale, ossia del tipo freemium: iscrizione e servizi di base gratuiti per tutti, servizi avanzati come la generazione di report su determinate variabili ambientali, a pagamento. È possibile sottoscrivere un abbonamento annuale, il cui prezzo varia a seconda del tipo di variabili da monitorare e del genere di rapporto richiesto, ma che si può quantificare in poche centinaia di euro, oppure pagare una somma una tantum per il singolo report.

Per quanto riguarda il coinvolgimento della cittadinanza nel monitoraggio del territorio, QCumber somiglia ad altre esperienze già online, come quella di Decoro Urbano – una piattaforma già ben radicata in ampie parti del territorio nazionale e di cui sono già disponibili le relative applicazioni per iOs e Android. Dalla sua, però, Qcumber ha il sistema di incrocio delle segnalazioni con i dati scientifici, alimentato da un motore computazionale frutto di dieci anni di ricerca e sviluppato in collaborazione con uno dei maggiori enti di ricerca al mondo per quanto riguarda il monitoraggio ambientale, il Cambridge Environmental Research Consultants (Cerc) di Cambridge. Anche la posizione di Magro in seno alla Iaia, un’associazione presente in 120 Paesi del mondo, e la rete di contatti e relazioni che questa consente di stabilire, rappresenta un plus e potrebbe giocare a favore dell’espansione internazionale del progetto Qcumber.

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