Wired Next Index, perché è crollato di 10 punti

Sigfrido Maina Non categorizzato 0 Comments

 

Dal picco di 65 a Natale fino a una forchetta oscillante fra 52 e 58. Poi, negli ultimi giorni, il crollo verticale di 10 punti intorno a quota 44. Oggi, per la precisione, a 43,8. Per il Wired Next Index, l’indice della voglia d’innovare (in una parola della speranza, intesa come voglia di costruire un futuro migliore) nonché scatto quotidiano sullo stato del Paese, inizia la fase dell’ottovolante.

Almeno secondo Luigi Curini, politologo dell’università di Milano e membro del comitato scientifico che ha messo a punto l’indicatore e lo monitora quotidianamente. A lui abbiamo chiesto le possibili ragioni di questa forte flessione: “Non presterei grande attenzione alla variazione in sé – spiega Curini – piuttosto quello che sta emergendo è che stiamo entrando in una fase di estrema variabilità, in linea con la reale variabilità di sentimenti e atteggiamenti degli italiani”. Insomma, dicembre è un mese particolare – festività, pochi dati macroeconomici, attività politica rallentata, voglia di staccare la spina per qualche giorno – è da gennaio che s’inizia a fare sul serio.

Il Wired Next Index mette insieme cinque indicatori freddi dall’Istat (lavoro, imprese, export, fiducia dei consumatori e delle aziende) e tre caldi, quelli che danno il sentiment istantaneo, tratti dall’analisi mensile di circa 4 milioni di tweet in tre ambiti: fiducia personale; aspettative per il Paese e fiducia nella politica. “Tuttavia quel livello ben superiore al 50 registrato fra 2013 e 2014, prova che l’indice funziona, visto che ha anticipato quanto avrebbe poi reso noto l’Istat sui timidi segnali di ripresa del Paese – continua Curini – dopo le feste tutto è ripartito, si è rimescolato ed è proprio da questo momento che inizieremo a vedere le mutazioni più vistose. L’indice tenta di catturare il presente”. E il presente è mutevole per sua stessa natura. Soprattutto quando si toccano temi come l’innovazione, lo slancio in avanti, la voglia e la possibilità di agire oggi senza aspettare domani.

Mini-Imu e Tares? Oppure l’ultimo rapporto del Fondo monetario internazionale che ci vede come gli unici a non poter intercettare la ripresa? O ancora, la fase di trattativa politica (a suo modo inedita) fra i principali partiti per sbloccare un quadro istituzionale incancrenito? Gli elementi in ballo possono essere decine, da quelli più intimi alle grandi tendenze macroeconomiche. “Quello che esce, e uscirà sempre di più, è che fra gli italiani c’è entusiasmo almeno per un movimento, per un minimo sblocco della situazione – dice Curini – ma anche una spiccata preoccupazione che tutto possa di nuovo risolversi in un fallimento”. Anche perché lo sfondo fa fatica a cambiare. Un’antenna raffinata come il Wired Next Index non può che fibrillare registrando tutte queste sollecitazioni. Ed ecco spiegato il perché del crollo. Si tratta di un nuovo inizio dopo quello di dicembre, un’agitata fase di assestamento: “Mi aspetto che la media si abbassi – conclude il politologo – e che possa iniziare a ballare sotto la soglia di 50”. Dopo Natale, si sa, è tutto più difficile. Anche sperare.

 

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